a cura di Luigi Marrai
La digitalizzazione dell’Archivio Pescaglini ha riguardato l’intera prima scatola contenente le schede dei regesti documentari fatti dalla stessa prof.ssa Rosanna Pescaglini Monti. Le schede digitali create sono 941, e l’arco temporale va dall’VIII all’XI secolo: il documento più antico è datato luglio 715, quello più recente ottobre 1079.
Il lavoro è consistito innanzitutto nell’acquisizione dell’immagine digitale delle schede mediante uno scanner, quindi nella trascrizione e organizzazione del loro contenuto sul sito dell’Archivio Pescaglini appositamente creato.
Il contenuto delle schede cartacee redatte da Pescaglini si presenta strutturato in maniera standardizzata: in alto a sinistra si trova l’indicazione della segnatura archivistica del documento regestato, e sotto di essa quella ai riferimenti bibliografici. In alto a destra si trova la datazione cronica e topica. Un poco più sotto, sempre nella parte alta della scheda e posizionate al centro, si trovano una o più parole-chiave riguardanti l’argomento. Nel resto della scheda si trova quindi il vero e proprio testo del regesto, la parte più corposa di tutte. Questi elementi non sono sempre tutti presenti, e a volte, per motivi di spazio o altro, la loro posizione risulta cambiata, o vengono ripetuti altrove. Questo modo di organizzazione del contenuto ha spinto a creare dei campi specifici sulla piattaforma di inserimento delle schede in rete:
Titolo e Categorie, Regesto, Data, Luoghi, Periodi, Segnatura con eventuale Link, Edizione, Note, Immagini, oltre ai campi relativi alla numerazione delle schede.
La trasposizione del testo leggibile sulle schede in un modello dati standard finalizzato al recupero delle informazioni ha imposto delle scelte, tese principalmente ad armonizzare i dati d’origine. Tali scelte sono descritte e motivate qui di seguito
INDICE:
Numerazione
Titolo e Categoria
Regesto
Data
Luoghi
Periodi
Segnatura e Link
Edizione
Note
Immagini
Numerazione
Per quanto riguarda i campi relativi alla numerazione delle schede, sono suddivisi in quattro voci:
ID: numero progressivo di ciascuna scheda all’interno di una serie generale che raggruppa le schede stesse nella loro totalità.
Cartella: riporta il numero della scatola in cui si trova la scheda, perciò in tutti i casi è “1”, in quanto l’opera di digitalizzazione ha riguardato la schede della prima scatola.
Secolo: riporta ovviamente il numero del secolo, espresso però in cifre arabe (perciò l’VIII secolo è rappresentato dal numero “08”, il IX da “09”, il X da “10” e l’XI da “11”)
(numero)Progressivo: riporta infine il numero della scheda all’interno della serie costituita da tutti i documenti appartenenti allo stesso secolo. L’inserimento del numero progressivo per ciascun secolo ha spinto a far coincidere la progressione cronologica e quella numerica, ciò che, per maggior comodità e razionalità, è stato fatto anche per l’ID. Le 941 schede create sono così suddivise: 58 appartenenti all’VIII secolo, 167 al IX, 207 al X, e 509 all’XI.
Titolo e Categoria:
Il titolo la categoria sono stati creati per indicizzare quelle parole-chiave che nella maggioranza dei casi compaiono nella parte alta della scheda, in carattere più grande e solitamente maiuscolo e di colore verde, e che ne indicano l’oggetto. Queste indicazioni dipendono ovviamente dagli interessi e dalle esigenze di ricerca che aveva la Pescaglini, perciò non riguardano tutto il contenuto o tutti gli aspetti rilevanti del regesto. Possono riguardare famiglie signorili, località (castelli o borghi), enti o circoscrizioni religiose (monasteri, pievi).
È stato scelto di inserire tutte queste parole-chiave, in forma normalizzata, all’interno di un elenco o sezione chiamata “Categorie”, tramite cui poter fare ricerche “per soggetto” tra le schede. Le stesse parole sono state ripetute in un’altra sezione, chiamata “Titolo”, che appare appunto come titolatura delle singole schede. Le parole sono state normalizzate preferendo sempre una forma estesa a una abbreviata (per troncamento o contrazione). L’unica eccezione è stata fatta per l’abbreviazione “S.” della parola “San(to/a)” (che si trova in nomi di singole località o enti ecclesiastici), ma solo quando il nome del santo è seguito da altre parole, mentre nei casi in cui si trova da solo si è mantenuta la forma estesa “San(to/a)”.
Nel titolo ci si è limitati a queste correzioni, in quanto per il resto alcune differenze nell’ordine delle parole o nella punteggiatura eventualmente utilizzata (come le parentesi), mentre non impediscono la comprensione del titolo stesso, possono d’altro canto aiutare a distinguere una singola scheda da altre che presentano le stesse parole-chiave. Nelle Categorie invece la normalizzazione ha riguardato anche l’ordine delle parole e l’eventuale punteggiatura, in quanto in esse prevale l’esigenza dell’indicizzazione, quindi dell’omogeneizzazione dei termini in funzione del reperimento di tutte le schede aventi la medesima categoria. Per questo stesso motivo, nelle Categorie non vengono riportati i punti interrogativi che sono talvolta presenti nel Titolo, e che rappresentano un dubbio espresso da Pescaglini sull’effettiva pertinenza di quell’oggetto alla scheda redatta. Nelle Categorie si è invece inserito tale riferimento senza alcuna indicazione di incertezza, in quanto si suppone che il fruitore del sito Pescaglini interessato a quella categoria abbia intenzione di verificare personalmente tale riferimento, che rimane comunque evidenziato come dubbio nel Titolo.
Regesto:
Questa sezione non ha veramente un nome, ma costituisce il campo di testo principale della scheda, quello che ospita il regesto vero e proprio, ossia il sunto e/o trascrizione del contenuto del documento fatto dalla Pescaglini. Non tutte le schede presentano il testo del regesto, in quanto alcune riportano solo certi “metadati” come la data cronica e/o topica, il riferimento alla segnatura archivistica, all’eventuale edizione a stampa ecc., destinati ad altre sezioni, perciò questo campo rimane talvolta vuoto. Le correzioni che sono state operate in esso hanno riguardato solo aspetti marginali, in quanto siano state ritenute necessarie od opportune per facilitare la comprensione o la lettura del testo. In particolare, nei casi in cui il testo è in italiano, e non consiste comunque nella trascrizione letterale (o quasi) del contenuto, si sono trasformate in maiuscole le lettere minuscole dopo il punto (ma non ce n’è stato quasi mai bisogno). Per il resto, si è sempre rispettata la forma utilizzata da Pescaglini, anche quando fosse inconsueta, o dovuta a evidenti dimenticanze, come nel caso della mancanza di alcuni segni di punteggiatura o dell’utilizzo di lettere maiuscole anziché minuscole o viceversa (tranne ovviamente nel caso sopra richiamato). A ciò fanno eccezione le virgolette e le parentesi: trattandosi non di un singolo segno, ma di una coppia di segni, nei casi in cui si trovano delle parentesi (tonde o quadre) o virgolette (alte o basse) che siano state aperte senza essere chiuse, si è integrato mediante l’inserimento del segno mancante tra parentesi tonde e preceduto dalla dicitura “ndr”. A causa della corsività della scrittura, alcune parole risultano scritte male non per errore, ma a causa della fusione dei tratti delle singole lettere, che dunque si leggono a fatica o risultano del tutto scomparse: tali parole sono state trascritte in maniera corretta, proprio perché non sono dovute ad errore. Nei casi in cui invece una parola si trova chiaramente scritta in maniera errata, si è fatta seguire l’integrazione “ndr sic” tra parentesi tonde.
A volte il testo del regesto è stato integrato da Pescaglini con aggiunte, specificazioni e riferimenti vari. Nei casi in cui l’integrazione si trova segnalata con un segno di richiamo, è stata mantenuta la forma utilizzata da Pescaglini. Nei casi in cui l’integrazione è stata inserita nello spazio libero dopo le ultime parole o tra quelle precedenti e seguenti senza il ricorso ad alcun tipo d’indicazione, il testo è stato semplicemente integrato senza segnalare il fatto. Nei casi infine in cui l’integrazione si trova nell’interlineo, si è scelto ancora di non segnalarla se fa parte integrante del discorso (sia che si tratti della trascrizione di un contenuto, sia che la frase sia opera della stessa Pescaglini) e non rappresenta dunque, in quanto elemento esterno aggiunto in un secondo momento, una sospensione o interruzione della frase. Si tratta di casi cioè, in cui Pescaglini aveva inizialmente scelto di non riportare il contenuto (in trascrizione o in sunto) per intero, per poi invece aggiungere il pezzo prima tralasciato, o in cui ha pensato in un secondo momento di inserire un’osservazione sul modello di altre che aveva già riportato fin dall’inizio all’interno dello stesso testo. Nei casi più frequenti però l’integrazione nell’interlineo rappresenta un’aggiunta posteriore di Pescaglini che interrompe la frase per aggiungere un’osservazione senza che ce ne siano di simili già presenti nel testo, oppure per specificare qualcosa o inserire un riferimento: in tali circostanze, oltre che in quelle in cui l’integrazione è collegata al testo tramite una “freccetta” (il qual collegamento sarebbe stato difficoltoso da rappresentare) si è scelto di segnalare l’integrazione inserendola tra parentesi uncinate singole (“< >”). Si è scelto questo tipo di parentesi poiché non sono quasi mai utilizzate da Pescaglini, tranne in uno o due casi che sono stati debitamente segnalati.
Le altre correzioni operate nel campo del Regesto hanno riguardato le citazioni bibliografiche o archivistiche e gli elenchi. Le prime, nei casi in cui mancano elementi identificativi essenziali, sono state integrate tramite il solito sistema delle parentesi tonde contenenti la dicitura “ndr”. I nomi degli autori e/o delle relative opere, e l’eventuale numero del volume, del documento e della pagina, nel caso dei riferimenti bibliografici, o la sigla dell’archivio e/o il fondo e la collocazione, nel caso di quelli archivistici, sono stati separati da una virgola nei casi in cui questa manca, con una sola eccezione: in linea con i criteri utilizzati nel campo Edizione, la virgola non è stata introdotta a separare il numero di documento da quello di pagina, anche se è stata ovviamente conservata nel caso in cui vi fosse già. La virgola è stata introdotta anche per separare l’indicazione di un riferimento esterno (introdotto ad esempio dalla parola “cfr.”) dalle parole precedenti cui si riferisce. Per il resto, è stata mantenuta la forma utilizzata da Pescaglini.
Nel caso degli elenchi che presentano più termini allineati in colonna e dipendenti da una notazione iniziale posta alla sinistra del primo di essi, al fine di evitare operazioni complicate per tentare di riprodurre lo stesso allineamento, è stato scelto di mettere tutti i termini uno di seguito all’altro e separati da una virgola. Se tali termini sono composti da più parole separate tra loro da una o più virgole, o per le quali si è resa necessaria l’introduzione di una o più virgole (trattandosi di citazioni bibliografiche o archivistiche in cui esse mancano nella scheda cartacea, come detto sopra), per facilitare la distinzione fra loro dei singoli termini dell’elenco si è preferito separarli con un punto e virgola.
Non sono state riprodotte sottolineature o caratteri di differenti colori, tranne nei casi in cui si è reso necessario per garantire la comprensibilità del testo (ad esempio nel caso di un’integrazione indicata da un segno di richiamo di colore diverso da quello del testo principale, e uguale invece a quello dell’integrazione stessa, senza che quest’ultima sia preceduta da quel segno, o potendo questo essere scambiato con un altro simile). Le uniche eccezioni hanno riguardato casi particolari e sono state segnalate in nota.
Nelle schede dell’Archivio Pescaglini, sia all’interno che all’esterno del testo del regesto, si trovano riferimenti ad altri documenti, la maggior parte dei quali sono oggetto di schede a sé stanti. Tali riferimenti sono stati inseriti nel campo “Regesto” anche nei casi in cui non si trovano all’interno del regesto, ma in un altro punto della scheda. Qualora il riferimento riguardi un documento schedato, è stato integrato con l’inserimento del numero ID della relativa scheda, inserito come al solito tra parentesi tonde e preceduto dalla dicitura “ndr scheda n.”. Qualora, nei casi di una scheda con un riferimento a una seconda scheda, fosse opportuno anche in quest’ultima il riferimento alla prima, ma non fosse stato segnalato dalla Pescaglini, si è provveduto a farlo. Nei casi di più schede riguardanti uno o più degli stessi oggetti o soggetti (personaggi, enti, beni, ecc.), non di rado separate da una breve distanza temporale, si è provveduto a inserire dei riferimenti incrociati, anche se questi non sono stati segnalati da Pescaglini.
Il testo del regesto può trovarsi non solo sulla faccia anteriore della scheda, ma anche su quella posteriore, e addirittura su una seconda scheda, e finanche su una terza, fino alla faccia posteriore di quest’ultima. Il passaggio dalla faccia anteriore a quella posteriore è stato segnalato mediante la dicitura “ndr v.” tra parentesi tonde, mentre quello alla faccia anteriore (o all’unica faccia che interessa) della seconda scheda mediante la dicitura “ndr 2° scheda” tra parentesi tonde. Il passaggio da questa alla faccia posteriore della seconda scheda è stato segnalato tramite la dicitura “ndr 2° scheda v.” tra parentesi tonde, e analogamente alla seconda è stato fatto per l’eventuale terza scheda e le sue due facce.
A volte sulla scheda, specialmente nella faccia posteriore, vengono riportate delle genealogie. Essendo queste molto difficili da riprodurre nella forma in cui si trovano nelle schede cartacee, sono state trascritte mediante una notazione particolare. I nomi della prima o delle prime generazioni riportate (possono trovarsi anche più personaggi appartenenti alla stessa altezza generazionale ma non aventi una discendenza comune) sono stati fatti precedere dalla lettera “A” maiuscola, mentre quelli delle generazioni successive dalle lettere seguenti in ordine alfabetico. La lettera posta prima del nome è stata fatta precedere da una “freccetta” per indicare la discendenza di un personaggio da un altro posto più sopra. Ogni nome appartenente a un livello successivo all’interno di una stessa discendenza agnatica è preceduto da una freccetta in più rispetto a quello precedente. Tutti i nomi preceduti dallo stesso numero di freccette all’interno di una stessa discendenza sono quindi tra loro fratelli, e per distinguerli fra loro sono stati caratterizzati da un numero progressivo, a partire da 1, inserito immediatamente dopo la lettera indicante l’altezza generazionale (che ovviamente è la stessa per tutti i fratelli).
Data:
La data cronica si trova in alto a destra sulle schede cartacee, e precede quella topica. In essa si riporta prima l’anno, poi il mese (praticamente sempre in lettere) e quindi il giorno. In alcuni casi il numero del giorno non si riporta in quanto sconosciuto, mentre altre volte si riporta solo l’anno, e altre ancora (si tratta di quattro casi riferiti all’XI secolo) solo un periodo ampio di riferimento (ossia la prima o la seconda metà del secolo). I tre elementi della notazione sono stati riportati nello stesso ordine seguito dalle schede dell’Archivio, ma è stata normalizzata l’indicazione del mese, che viene sempre riportato in lettere in forma estesa, anche se talvolta si trova abbreviato per troncamento.
Luoghi:
In questa sezione sono stati inseriti i luoghi di rogazione dei documenti, riportati sulle schede cartacee in alto a destra, dopo la data. A volte si trovano in una forma normalizzata, a volte invece, specialmente nel caso di località particolari o di toponimi scomparsi, riportano la trascrizione della datazione topica dell’atto, o sono comunque citati in più forme. In quest’ultimo caso si è optato per la normalizzazione del nome. Nei casi in cui il nome di luogo è stato riportato in trascrizione, ma deve essere normalizzato (perché non si tratta dell’unica occasione in cui compare, e la forma scelta è un’altra), e al contempo la trascrizione non è riportata anche nel testo del regesto (come invece di sovente accade), si è scelto di non perderla a motivo del rilievo che potrebbe avere, e mentre nel campo Luoghi si è inserita la forma normalizzata, la trascrizione è stata spostata all’interno del campo Regesto. Il luogo è stato ripetuto nel Regesto anche in quei rarissimi casi in cui è accompagnato da un’integrazione, che così può essere riportata senza andare ad appesantire e snaturare la sezione Luoghi.
Periodi:
I periodi rappresentano delle fasce temporali in cui sono suddivise le varie schede. Per il numero e l’ampiezza cronologica dei vari periodi ci si è basati sulle divisioni temporali che sono già presenti all’interno della prima scatola dell’Archivio, segnalate da cartoncini rettangolari allungati posti in verticale tra le schede.
In particolare l’VIII secolo è diviso in un solo periodo, che coincide con il secolo stesso, e che dunque ha per estremi cronologici gli anni 701-800, per un totale di 58 schede. Il IX secolo è stato diviso in due periodi coincidenti con la prima e la seconda metà: per un totale di 81 schede appartenenti al periodo 801-850, e 86 a quello 851-900. Il X secolo è invece suddiviso in 6 periodi, di cui il primo coincidente con la prima metà (63 schede nel periodo 901-950), mentre gli altri corrispondono ai cinque decenni che compongono l’altra metà (18 schede nel periodo 951-960 e altrettante nel 961-970, 27 nel 971-980, 36 nel 981-990, e 46 nel 991-1000). Infine l’XI secolo, che non è presente al completo nella prima scatola, è suddiviso in quest’ultima in 12 periodi, corrispondenti per la precisione ai primi quattro decenni (38 schede nel 1001-1010, 66 nel 1011-1020, 39 nel 1021-1030, 61 nel 1031-1040) e ai quinquenni in cui si suddividono i restanti anni dal 1041 al 1079 (23 schede nel 1041-1045, 27 nel 1046-1050, 44 nel 1051-1055, 31 nel 1056-1060, 43 nel 1061-1065, 29 nel 1066-1070, 66 nel 1071-1075, 38 nel 1076-1080). Le schede dell’ultimo periodo vanno ovviamente integrate con quelle dell’anno 1080, non presenti nella prima scatola. Quattro schede dell’XI secolo, infine, non presentano una data precisa, ma ne viene indicata semplicemente l’appartenenza alla prima o alla seconda metà del secolo: è così che ci sono anche altri due periodi, il 1001-1050, con due schede, e il 1051-1100, con altre due.
Segnatura e Link:
Questo campo riguarda la segnatura archivistica del documento in esame, riportata in alto a sinistra sulle schede cartacee. Non è sempre presente, e a volte la si trova spostata o ripetuta (in forme più o meno complete) sulla faccia posteriore della scheda. La notazione utilizzata, nel caso degli archivi ecclesiastici, è la stessa usata da Pescaglini, in cui spicca la mancata indicazione dell’appartenenza della maggioranza degli atti alla sezione o fondo diplomatico dei relativi istituti di conservazione. Ciò è stato fatto per via della minore complessità di questi archivi rispetto a quelli di Stato, per cui la semplice indicazione della sigla individuante l’istituto di conservazione e della segnatura del pezzo risulta sufficiente a individuarlo anche senza l’esplicita indicazione della sezione o fondo di riferimento. Per gli Archivi di Stato invece, in virtù della maggiore articolazione e complessità della documentazione in essi conservata, si è deciso di adottare una notazione la più completa possibile e in linea con quella suggerita dalla struttura e composizione degli archivi stessi, anche in considerazione della possibilità di una loro consultazione in rete, integrando o modificando dove è sembrato opportuno. In ogni caso le notazioni presenti in questo campo, come quelle della Data e dei Luoghi, sono state oggetto di normalizzazione. Nei casi in cui si è resa necessaria un’integrazione, questa è stata segnalata in fondo alla segnatura archivistica, tramite la dicitura “sigla archivio” e/o “fondo archivistico” e/o “collocazione” seguita da “ndr” e contenuta tra parentesi tonde. Qualora l’immagine digitalizzata del documento in questione sia disponibile sul sito dell’archivio di riferimento (si tratta sempre e comunque di documenti appartenenti ai fondi diplomatici degli Archivi di Stato), si è indicato l’indirizzo internet corrispondente nell’apposita sezione denominata Link.
Edizione:
Nell’edizione vengono riportati i riferimenti bibliografici al documento in esame contenuti nella scheda, e posti solitamente in alto a sinistra, sotto la segnatura archivistica. Non sempre sono presenti, e a volte si trovano spostati o ripetuti (in forme più o meno complete) sulla faccia posteriore della scheda cartacea. Anche nel campo dell’Edizione si è proceduto alla normalizzazione delle notazioni riferentisi alle opere citate, scegliendo quella utilizzata più di frequente o, nel caso di frequenza simile, quella più completa. Nel caso dei numeri di documento e di pagina, si è scelto di usare la notazione “n.” seguita dal numero per il primo, e la notazione “p.” o “pp.” seguita dal numero per il secondo. Nel caso del numero di documento è piuttosto frequente anche la forma “nr.”, ma è stata scelta l’altra perché più breve. Nel caso del numero di pagina la forma “p.” e “pp.” non è dipesa dal numero delle pagine, ma dalla forma riportata sulla scheda cartacea, anche se incongruente con lo stesso numero. Quest’ultimo pure, nel caso di un intervallo di due o più pagine, è stato riportato secondo la forma utilizzata da Pescaglini, anche se variabile (ossia, nei casi di due estremi numerici con la stessa cifra nelle centinaia o anche nelle decine, con omissione o meno di tali cifre nel secondo numero in base alla forma utilizzata dalla stessa Pescaglini). Nella quasi totalità dei casi le schede Pescaglini non presentano la virgola a separare il numero di documento da quello di pagina: si è mantenuta questa forma in tutti i casi. Per il resto, è sempre stata introdotta la virgola a separare i diversi elementi delle citazioni bibliografiche.
Note:
In questo campo sono state riportate eventuali irregolarità o specificità presenti sulle schede cartacee, oppure segnalate integrazioni operate dal redattore nel Titolo (e quindi anche nelle Categorie). In particolare, si sono segnalati i casi in cui una o più parole si trovano cerchiate o evidenziate (con specificazione anche del colore nel caso dell’utilizzo del rosso), in quanto ciò accade raramente. Nel caso di elenchi di enti o località, si sono specificati tutti i modi, che non potevano essere segnalati nel testo del regesto tramite la punteggiatura, in cui i vari toponimi o enti si trovano distinti e/o accomunati fra sé. Si sono segnalati cioè tutti i tipi di sottolineatura, sottopuntatura (singola o multipla), cerchiatura, evidenziatura, barratura (specificando anche il colore nel caso del rosso). Nei casi in cui il documento in esame è fatto oggetto di due differenti regesti fra loro simili, o uno dei quali non aggiunga niente o sia più breve di quello riportato nel Regesto, il testo del secondo regesto è stato riportato integralmente nelle Note. Nel caso in cui invece i due regesti fossero differenti (in quanto uno riportasse la trascrizione, l’altro il sunto), o il secondo aggiungesse qualcosa mancante nel primo, si sono riportati entrambi nel campo Regesto, segnalando opportunamente il passaggio da una scheda all’altra secondo la notazione consueta.
Immagini:
Questo campo è stato destinato all’inserimento delle immagini scannerizzate delle schede cartacee. In ogni schedatura digitale sono state inserite tutte le immagini riguardanti il documento in esame: uno stesso documento può infatti trovarsi scritto sia sulla faccia anteriore che su quella posteriore della scheda, ed essere costituito quindi da due immagini, ma il relativo contenuto può essere a tal punto esteso da trovarsi anche su una seconda e su una terza scheda, fino al caso limite di 6 immagini, ossia relative a entrambe le facce di tre diverse schede (verificatosi in due circostanze). Non solo, ma uno stesso documento può essere oggetto di due distinti regesti, per quanto in tutto o in parte simili, e in tal caso la relativa scheda digitale contiene sia l’immagine o le immagini riferentisi al regesto principale, sia quelle relative al secondo regesto. Esiste anche il caso opposto, ossia quello in cui una stessa scheda, su una stessa faccia e/o su entrambe, ospita più regesti relativi a documenti diversi. In tal caso per ognuna delle schede digitali fatte per ciascun singolo documento viene ovviamente inserita l’immagine o le immagini in cui è contenuto, anche se queste sono state già inserite precedentemente in riferimento a un altro documento.