Grazie alla sua posizione geografica, a nord della Valdarno, e tra le aree d’influenza di Lucca e Pistoia, la Valdinievole è stata nei secoli al centro di numerose contese. Ricostruire dettagliatamente la situazione economica e politica della valle è però un compito molto difficile, in quanto le testimonianze sono scarse e l’argomento non ha suscitato molto l’interesse degli studiosi.
Malgrado le poche fonti, quel che sappiamo è che il territorio valdinievolino ha visto la presenza sul territorio di varie casate feudali, la più importante di queste fu quella dei conti Cadolingi.
I Conti Cadolingi
Le prime notizie riguardo all’insediamento della famiglia comitale nella valle risalgono al 935, da un documento nel quale veniamo a conoscenza del fatto che il conte Teudicio II era possessore di una corte in una località nota come Celle, nei pressi dell’attuale città di Pescia. Non ci sono pervenute notizie riguardo l’organizzazione della corte, ne quando essa fosse stata creata, ma essa continuò ad esistere anche dopo l’estinzione della stirpe. I Cadolingi possedevano nei pressi di Pescia anche il castello di Bareglia.
La presenza cadolingia in Valdinievole si concentrò lungo il corso dei correnti della Pescia Minore e della Pescia Maggiore, questi corsi d’acqua permettevano un collegamento con il padule di Fucecchio, una zona molto importante per la famiglia, in quanto vi possedevano diverse proprietà, quali un monastero, una corte, un castello e altri beni. Le proprietà coprivano anche le colline delle Cerbaie e il canale Usciana, che collegava l’Arno con Lamporecchio e la valle dell’Ombrone pistoiese.
Sono sopravvissute poche informazioni invece riguardo i rapporti che la famiglia ebbe con le altre stirpi feudali stanziate in Valdinievole.
I signori di Uzzano. Montechiari e Vivinaia
La denominazione di questa famiglia è derivata dai loro castelli nella Valdinievole occidentale, nel quale si concentravano le proprietà dei tre rami in cui era divisa la casata.
Le fonti riguardo questa famiglia sono molto scarse, appena una ventina di atti nei primi 200 anni di esistenza. Il primo personaggio che conosciamo è tale Sigismondo, dato per defunto già nel 937/938, non viene però indicato chiaramente il patrimonio familiare, che si interessò in varie aree della Lucchesia. Risulta infatti che i membri delle prime 5 generazioni possedevano varie proprietà dentro la città di Lucca, tra cui una chiesa privata dedicata ai santi Simone e Giuda, e nelle immediate vicinanze. Questa situazione di discontinuità spaziale era tipica della nobiltà lucchese, i cui beni derivavano da concessioni ecclesiastiche. Alcuni discendenti di Sigismondo, tra il 983 e 1017 figurano infatti tra i livellari dei vescovi di Lucca.
Le informazioni tra il perido dal 1020 circa e il 1080 è quasi inesistente. Da quella data scopriamo che i discendenti di Sigismondo, sappiamo che furono i fondatori del monastero di San Martino in Colle, nella Valdinievole occidentale e come possessori del castello di Uzzano, nonchè di altri perti della vallata. Sappiamo però poco delle proprietà in altre zone, quindi si può supporrre che in quel periodo la famiglia abbia concentrato i suoi interessi nella vallata. Dopo il 1080 ci sono altri 28 anni di assenza di fonti, al termine di quali, nel 1108 i signori di Uzzano compirono delle donazioni a favore del vescovato lucchese. L’eccessiva frammentarietà delle fonti è un enorme ostacolo per la ricostruzione del patrimonio di famiglia, ma è possibile identificare il punto di maggior interesse: la zona ad ovest del torrente Cessana, presso Uzzano e le colline a est di Lucca, a cavallo della via Cassia.
I da Buggiano
Gli interessi della casata si concentrarono attorno alla città di Buggiano, il capostipite della fortuna della famiglia fu Sigifrido, che nel corso di 30 anni, tra il 991 e il 1021, riuscì a ottenere diverse concessioni fondiarie da parte della diocesi di Lucca. Nel 991 Sigifrido ottenne infatto una corte a Obaca, in cambio di un censo di venti soldi annui. Altro importate possedimento fu il monte della Verruca, che permetteva di controllare le strade del Buggianese verso Modena e Bologna.
Verso il terzo e quarto decennio del XII secolo i da Buggiano subirono la penetrazione della chiesa lucchese e del nascente Comune.
Dopo l’estinzione dei Cadolingi
La morte di Ugolino nel 1113 pose fine alla stirpe dei Cadolingi, nel testamento il conte stabilì che i beni ecclesiastici di cui era entrato in possesso sarebbero dovuti tornare ai rispettivi vescovati, mentre una parte consistente del patromonio, oltre quello destinato alla vedova, andava destinato alla vendita.
Oltre ai vescovi furono i molti a rivendicare a vario titolo una parte dell’ingente eredità di Ugolino, il marchesato e l’Impero riottennero le propretà che i Cadolingi avevano ottenuto in concessione, ma anche altre famiglie nobili, come gli Alberti e i da Buggiano, reclamarono dei beni in quanto imparentate con la stirpe cadolingia.
Attorno alla spartizione del patrimonio comitale si creò dunque una grande contesa durata alcuni anni. I vescovi, e le loro città infatti miravano ad espandere i confini del proprio contado assorbendo i possedimenti cadolingi. In particolare Lucca mise gli occhi sulla Valdarno Fucecchiese e sulla Valdinievole, nel corso di sei anni, il vescovato locale riprese possesso di ogni bene nella sua diocesi e riuscì ad acquisirne altri acquistando dei fondi dagli stessi esecutori testamentari di Ugolino. Anche Pistoia incorporò fondi lungo il corso dell’Ombrone.
Sarebbe sbagliato limitare la questione dell’eredità comitale in Valdinievole come una semplice disputa sulla spartizione delle ricchezze della famiglia: come detto la valle all’epoca era un punto strategico importante per il controllo delle vie di comunicazione e le rotte commerciali nella Tuscia settentrionale, era attraversata da due strade fondamentali quali la via Francigena e la via Cassia.
Per circa cinquant’anni la Valdinievole fu parte del contado lucchese, la situazione fu favorita dalla debolezza del potere imperiale in Italia. Nel 1164 la discesa Federico Barbarossa cambiò la situazione. L’imperatore intendeva favorire la creazione di vicari a nomina regia che amministrassero il territorio, indebolendo così i comuni. Gli effetti di questa politica si rifletterono anche nella Valdinievole, con la consessione di vari privilegi alla nobiltà feudale, come la consessione ai da Maona del diritto di riscuotere il pedaggio lungo il tratto della via Cassia di loro competenza.
La disposizione amministrativa voluta dagli imperatori svevi si mantenne fino alla morte di Federico II, nel 1250, tranne che in alcuni periodi di maggiore debolezza del potere imperiale. Dopo il 1250 il comune Lucca riuscì a incorporare una buona parte della Valdinievole, sebbene con una condizione amministrativa diversa da quella di altre parti del contado lucchese: le famiglie nobili del luogo si erano oppeste, di conseguenza la città divise l’area in due circoscrizioni.
Tra il 1331 e il 1334 Lucca perse il suo predominio sulla vallata, in favore di Firenze. La Valdinievole seguì quindi le vicende della città gigliata, praticamente fino all’unità d’Italia.
Collegamenti esterni:
Concessione da parte di Federico Barbarossa, nel 1177, di alcuni privilegi alla famiglia dei da Buggiano